mercoledì 23 luglio 2008

Quando le Aziende fanno il bene.. ovvero l'esempio della DP LUBRIFICANTI


..e già,da quando ho cominciato a interessarmi alle risorse alternative, a fare ricerca storica, a digerire chilometri d'articoli nelle riviste specializzate, guardarmi i servizi sul biodiesel delle TV del mondo, a promuovere (nel mio piccolo, ovviamente..)la presa di coscienza riguardo al futuro di questi combustibili... che una azienda in particolare mi ha colpito:La DP LUBRIFICANTI SRL di Aprilia (LT).Una Società che investe nel rinnovabile, e non solo!, lo fa a partire(in larga misura)d'oli usati fritti riciclati, chiudendo così il cerchio ecologico perfetto.Così facendo collaborano anche nel evitare il rincaro dei prezzi del olio commestibile.Solo per il semplice fatto di realizzare la raccolta del olio da smaltire evitiamo l'inquinamento che si produce quando lo si scarica nel sistema fognario (pensate che un litro d'olio inquina UN MILIONE DI LITRI D'ACQUA!!)Così facendo loro danno un grosso contributo nella guerra al inquinamento (e ne traggono un sano e, dal mio punto di vista, meritatissimo profitto)
Producono un combustibile cento per cento biodegradabile e non inquinante, offrendo una alternativa alla alternativa, già che parliamo d'un sistema che non fa parte della triste tendenza che comincia a vedersi de speculazione nei prezzi di semi oleosi.
Ragazzi: "noblesse oblige" : la DP Lubrificanti mi ha riconciliato col genere umano.
Sono la prova di che SI può!!, si può lavorare, fare affari, offrire risorse, lavoro , sviluppo, trarne un sano profitto in armonia con madre natura e con la coscienza,quella che ti fa dormire tranquillo, quella che sicuramente non hanno i signori del profitto al prezzo che pagheranno i nostri figli..
A quelli che mi chiedono per che i controlli e le alternative al inquinamento (quello vero, intendiamoci...)sembrano bloccati ho sempre risposto che finché degradare il medio ambiente sarà un affare continueremo a percorrere questa triste strada.
E bene..ci sono altre strade.
Questa gente, questi imprenditori, con onestà, con immaginazione e ..perché no? con un certo idealismo romantico, dimostrano che non è vero che si deve per forza diventare un nemico del pianeta e della specie umana per raggiungere il successo .
Per quanto mi riguarda devo congratularmi per l'iniezione di speranza che queste iniziative mi regalano.
Mi resta solo consigliarvi la visione di questo servizio della tv svizzera (nel link sotto) e dirvi che , come dimostra il soprascritto, c'è un modo giusto, sano ed onesto di fare le cose.
A presto.
Gustavo Agorio
PS.link video tv svizzera "Biodiesel, perché no?"
http://tinyurl.com/dfa9x

giovedì 12 giugno 2008

Video Bio Diesel fatto in casa

Anche se i commenti sono in inglese sottotitolati in spagnolo le immagini parlano.Comunque ho postato anche la ricetta per farlo in casa.

mercoledì 11 giugno 2008

BIODIESEL a Casa...perchè no?

Facciamolo in casa!
Seguendo questa reazione e usando come materia prima i trigliceridi che provengono da qualsiasi fonte, olio vegetale nuovo, olio fritto di cucina (molto economico!), grassi animali è possibile produrre un combustibile riciclando addirittura scarti alimentari.
In concreto per la realizzazione occorrono 3 molecole di alcool metilico per ogni molecola di trigliceride da trasformare e un po’ di catalizzatore (soda caustica) per promuovere la reazione. Tradotto in misure a noi più familiari ci vorrebbero: 0,1 litri di metanolo e circa 3,5 g di soda caustica (NaOH) per ogni litro di olio fresco.
Ma siccome ogni reazione tende ad un equilibrio e noi vogliamo che tutto l’olio sia trasformato e non solo una parte, si usa un eccesso di alcool per spingere la reazione verso la totale conversione. Quindi la ricetta finale è: X litri di olio fresco + 0,2 *X litri di metanolo + 3,5*X grammi di soda caustica.
Come detto, si può adoperare anche l’olio usato in cucina dopo la frittura, ma in tal caso va aggiunta una aliquota in più di catalizzatore per neutralizzare gli acidi grassi liberi e va eliminata l’acqua e le scorie di cibo eventualmente presenti.
In linea di massima con oli non troppo usati la dose totale di NaOH è circa 6,25 g per litro. Purtroppo il metanolo non è facile da reperire, inoltre è soggetto a severi controlli dopo i gravi casi di sofisticazione del vino di alcuni anni fa, infine è un composto tossico per contatto e ingestione e va usato con le dovute cautele e precauzioni. Per tutti questi motivi è consigliabile utilizzare in sua sostituzione il comune etanolo, il classico alcool etilico rosa del supermercato.
C’è però una precisazione da fare: l’alcool deve essere assolutamente anidro (quindi quello a 90° non va bene) perché l’acqua parassita la reazione, bloccandola e promuovendo una reazione di saponificazione che manda tutto a monte.
Quindi bisogna procurarsi dell’alcool etilico assoluto (99,9%) e usare una maggiore quantità di catalizzatore (7 g/litro di olio contro i 3,5 g/litro per il metanolo); occorre anche una maggiore quantità di alcool (27,5% contro il 20% di olio necessario con il metanolo).
Il processo prevede che prima si mescoli l’alcool con il catalizzatore, in questo modo si ottiene un intermedio reattivo (il metossido di sodio, o l’etossido a seconda dell’alcool). Successivamente si unisce il metossido a l’olio a una temperatura tra i 35 e i 60 °C (optimum a 45-50 °C) agitando il tutto per circa un’ora.
Esperimenti in cucina
L’attrezzatura necessaria è composta da: un fornelletto elettrico, una bilancetta da cucina precisa al grammo, una vecchia pentola in disuso della capienza di circa 3 litri e un agitatore (realizzato con un trapano elettrico fissato su una colonnina, con un perno e una rondella saldata per smuovere il liquido). Per evitare inutili sprechi è consigliabile provare con un litro alla volta.
Ecco come procedere:
Mescolare circa 275 cc di alcool etilico (CH3-CH2-OH) con 7 g di soda caustica (NaOH) fino a completa dissoluzione (in questo modo si ottiene l’etossido). A parte, mettere a scaldare la pentola con un litro di olio di semi e, raggiunti i 50 °C, aggiungere l’etossido.
Subito dopo la miscela si intorpidisce, diventando di colore scuro. A questo punto si inserisce nel liquido l’agitatore (realizzato con il trapano). Dopo un’ora, si spengono fornelletto e agitatore. A questo punto la miscela comincia a separarsi in due fasi, sul fondo si deposita la glicerina (ottima per creme emollienti e prodotti cosmetici) densa e scura, in alto l’estere (il biodiesel), più chiaro e liquido.
Si lascia riposare qualche ora per la completa separazione e poi si prosegue. La cosa migliore è poter utilizzare un recipiente con un rubinetto sul fondo, in modo da fare defluire prima la glicerina e dopo l’estere.
Ci siamo quasi. L’ultima operazione da eseguire è il lavaggio del biodiesel. L’importante è essere precisi e attenti nelle varie fasi, o si rischia di ottenere degli insuccessi, reazioni che non avvengono, o si fermano a metà.
Tenete presente che usando alcool etilico, invece del metanolo, tutta l’operazione è più impegnativa, sia in termini economici, che in termini di cura dei particolari e tempo necessario, per contro vi ripaga con una minore probabilità di successo (è proprio un ingrato!). L’unico vantaggio è la minore tossicità.
L’importanza del lavaggio
Il lavaggio del biodiesel potrebbe sembrare superflua, ma è essenziale per eliminare tutti i residui poco raccomandabili per la salute del motore. Ci sono diversi modi per effettuare il lavaggio, ecco uno dei più semplici. E’ sufficiente una botticella di plastica da 50 litri con un rubinetto in fondo, una pompetta da acquario per soffiare aria, e relativa tubazione ed erogatore.
Ho messo il biodiesel da lavare nella botticella (30 litri per volta) e ho aggiunto 10 litri d’acqua. A questo punto ho lasciato gorgogliare l’aria nell’acqua (che, essendo più pesante, si deposita in fondo) in modo da creare una corrente continua tra acqua tirata su dall’aria e biodiesel. L’acqua si lega ai residui disciolti nel biodisel e li trascina con sé in basso. Lasciare decantare l’acqua (che diventava biancastra) per circa 8 ore e farla defluire a sedimentazione completata. Ripetere il trattamento 3 volte, finché l’acqua non rimane pulita. Quindi si apre il rubinetto e si lascia defluire tutta l’acqua, quello che rimane è il biodisel pronto all’uso!
La prova del nove
A questo punto, bisogna farsi coraggio e buttare nel serbatoio la “pozione magica”. Conviene provare prima con pochi litri, aggiunti al gasolio già presente nel serbatoio, poi se tutto va bene si può utilizzare il biodiesel puro al 100% autoprodotto.
Se avete seguito correttamente tutte le istruzioni, sentirete il motore girare perfettamente, e in modo più silenzioso e “rotondo” del solito. Ma la cosa più entusiasmante è constatare che dal tubo di scarico esce praticamente solo “aria calda”, priva di odore, e che anche nelle accelerate più profonde con la terza marcia non si forma la classica fumata del turbodiesel.
Ad oggi con il biodisel preparato in casa ho percorso più di 1000 chilometri senza inconvenienti di sorta. Anche i consumi sono ottimi, la mia auto ha reso circa 20 km/litro di biodiesel (motore VW 1.4 TDI 3 cilindri).
Il rovescio della medaglia
Purtroppo accanto ai numerosi aspetti positivi fin qui elencati, ce ne sono anche di negativi. Innanzitutto il costo. Preparare il biodiesel in casa non è poi così economico come potrebbe sembrare, alla fine viene a costare come il gasolio del distributore o poco meno, tranne nel caso in cui si utilizza dell’olio da cucina usato. In definitiva farsi il biodisel in casa è più una provocazione nei confronti di enti, istituzioni e governi che dicono di preoccuparsi della salute dei cittadini, ma che non fanno niente di concreto. E’ la dimostrazione concreta che con pochi sforzi si può inquinare meno. C’è poi anche l’aspetto fiscale, con il carburante “fai da te” di qualsivoglia natura non si pagano le accise sui carburanti per cui, anche se animati dai migliori propositi, si è a tutti gli effetti degli evasori fiscali. Insomma, oltre la beffa il danno.
scritto da Roy Virgilio e Andrea Bruno - articolo tratto dalla rivista AAM Terra Nuova del giugno 2005

venerdì 16 maggio 2008

Il VATICANO VESTE PRADA - NO COMMENT - giobbe covatta -

e dopo i numeri della vergogna..un sorriso per questo uomo mitico..

Il VATICANO VESTE PRADA

Veramente, dopo la visione di questo video ce poco d'aggiungere...è meglio piangere..