venerdì 31 agosto 2012

La Verità Scomoda

"Julian Assange, il 15 giugno 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di accordi formali tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nel Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta: “Vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “Evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le Olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo il 3 agosto, il secondo il 4. Il 3 agosto, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell’economia e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America), l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, l'Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale.”. Subito dopo la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO, coinvolgendo il FMI grazie ai file messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie ad Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone. Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes. Lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come impedire ai governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del FMI il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file sono già resi pubblici su internet. Gran parte dei file sono offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Diritto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (Pil di 50 miliardi di euro, circa 30 volte meno dell’Italia) dichiara in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il FMI fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del FMI. Il Paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia che darà il proprio contributo con petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondo) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. E' accaduto in Iraq che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’Opus Dei fedele al Vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e aprendo la strada a un precedente storico. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure, se si annulla la decisione dell’Ecuador, allora si annulla anche quella dell’Iraq e il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato, ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano. Nasce allora il Sudamerica moderno. E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nelle banche cattoliche di Quito e dirottarli in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il Vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”. Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andato nel pallone. In tutto il pianeta si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi. In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti. Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Draghi, Monti, Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo. Anche in Europa. Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador. Il colpo decisivo viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti in ogni nazione del globo”. Chi è Garzòn? E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata. E’ il nemico pubblico numero uno dell’Opus Dei. E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi. E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale. Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della Procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’Interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, Reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè PD e PDL insieme) acquistava a 100$ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla Telecinco che li rivendeva a 1000$ a Rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dalla UE. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la Telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta, ma il governo italiano di allora (Prodi) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del Vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione, ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”. La battaglia è dunque aperta. E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in Rete. In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi. Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce. Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie. E allora si balla tutti. In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”. Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi. Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador. Per questo Garzòn lo difende. Per questo la storia del Sudamerica, va raccontata. Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori. Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta. E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica. Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo. Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità. Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori imbarazzanti. Wikileaks non va letto come gossip. C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez rischia anche la pelle. Questi anonimi meritano il nostro rispetto. E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”. Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare. Se poi, con questo "Sapere" un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta. Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose. Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra. Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera? Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda. Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?” Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”. " Sergio Di Cori Modigliani, scrittore e blogger

venerdì 24 agosto 2012

La logica del Mito

Hace pocos dìas tuve el gusto de hacer parte un debate sobre la figura del General Fructuoso Rivera. Fue muy interesante, sobre todo por el nivel de mi "adversario" notablemente instruido, bien documentado y respetuoso de los tonos. Un placer. Otros..no tanto...elementos primitivos que se limitaron a monosilabicos epitetos fanaticos, me parecìa sentir el ruido de sobretodos rasgados...en fin, todo no se puede. Tambièn se me ofreciò el argumento aplastante de que el presidente Josè Batlle y Ordonez cuando se enojaba "con los enemigos de la sociedad" se firmaba "Don Frutos" (ahì SI que quedò claro!!) De mi parte presentè documentacion historica (dos cartas del mismo Rivera, una admitiendo su protagonismo en el exterminio de los indios y otra enviada al Gobernador de Entre Rios llamando a Artigas "monstruo", "tirano" y ofrecièndose a "ultimarlo" De la parte de mi oponente se presentò una AVALANCHA de cartas (algunas de Rivera) que no negaban estos y tocaban argumentos varios. Todas muy interesantes, debo admitir. La conclusiòn es la siguiente: Publico una carta escrita y firmada por Rivera al diario IRIS de Rio de Janeiro de 1838 en la cual declara que el haber exterminado a los indios fue un honor, una "gloria" y se refiere a nuestros nativos como una enfermedad. Se me responde que los indios eran "maloneros" y con cartas (autenticas) en las que se comunica que los minuanes (no charrùas, pero quien mira esas cosas..?)ofrecen sus servicios al Rey de Portugal. Por lo tanto eran unos vendidos y merecìan su destino. Si contesto que Rivera se pasò de las filas Artiguistas a las portuguesas, despuès a las brasileras y despuès a las de Lavalleja (entregando a sus hombres que fueron conducidos a la muerte por ejecuciòn) se me dice que en el caso suyo era...que era? "obligado por las circunstancias" mmmhhh...Los indios ,desaparecidos los soldados orientales que les garantizaban los permisos de caza se acercaron a las nuevas autoridades. No entendìan que para ser PRAGMATICO tenès que llamarte Rivera, sino sos solo un indio vendido.. Publico una carta de Rivera al gobernador de Entre Rios,Francisco Ramìrez el 13 de junio de 1820 ofrecièndose para asesinar Artigas llamandolo con las peores palabras que se podìan usar y se me contesta que Rivera los "engana", como afirma Flores Silva, "con el discurso que quieren oír (Ramírez, Sarratea, Lecor) O sea, no es TRAICION, es ESTRATEGIA.Se me dice que debo entender las "circunstancias" y se me aclaran las mismas con abundante documentaciòn y referencias.. A este punto reconozco que mis afiebradas neuronas tiraron las esponja hace rato. La increìble complejidad de estas "tacticas" de los seres superiores me superan ampliamente y quien escribe es un un impio lobotomizado. Es mejor que los mortales no intentemos develar los designios de seres que, para el bien de la patria PARECEN ser viles...pero nooo..somos nosotros que (como fue que me llamò el monosilàbico primate?) somos " ignorantes", llenos de "mala fe" y "paliceados" Verdad mas grande que esta... Transcripciòn de la carta de Rivera a Ramirez del 13 de junio 1820 e imagenes de la carta al diario Iris y de la carta a Ramirez:
“Sr. D. Franco. Ramírez. Montevideo, Junio 13 de 1820 Mi estimado amigo: Ayer recibí su carta del 31 por el Capitán D. Laureano Marques que sale ahora mismo con la presente. Hace dos días que escribí a usted instruyéndolo de mi actual situación, y al mismo tiempo, del estado de esta Provincia, indicándole lo interesante que sería para esa y esta establecer relaciones de amistad y comercio para cuyo medio lo ponía (sin comprometer a la que gobierna) en estado de reparar los males que ha causado la guerra. Todos los hombres, todos los Patriotas, deben sacrificarse hasta lograr destruir enteramente a Don José Artigas; los males que ha causado al sistema de Libertad e independencia, son demasiado conocidos para nuestra desgracia y parece escusado detenerse en comentarlos, cuando nombrando al monstruo parece que se horripilan. No tiene otro sistema Artigas, que el de desorden, fiereza y Despotismo; es escusado preguntarle cuál es el que sigue. Son muy, son muy marcados sus pasos, y la conducta actual que tiene con esa patriota Provincia justifica sus miras y su Despecho. Es bueno se conozca me ha sido sensible y puedo asegurarle que todos han sentido generalmente que hubiese conseguido Artigas este pequeño triunfo. Yo espero y todos que usted lo repare, y para que usted conozca mi interés diré lo que he podido alcanzar en favor de usted de su excelencia el Señor Barón de la Laguna. Su excelencia apenas fue instruido por mí de sus deseos me contestó que había sido enviado por Su Majestad para proteger las legítimas autoridades, haciendo la guerra a los Anarquistas, en tal caso considera a Artigas, y como autoridad legítima de la provincia de Entre Ríos a usted, por consiguiente para llevar a efecto las intenciones de Su Majestad me previene, que avise a usted que están prontas sus tropas para auxiliarlo, y apoyarlo como le convenga, y para esto puede usted mandar un oficial de confianza, con credenciales bastantes al Rincón de las Gallinas, donde se hallará el General. (fin de la primera hoja) Saldaña, con quien combinará el punto o puntos por donde le convenga hacer presentar fuerzas e igualmente la clase de movimientos que deben hacer. Usted persuádase que los deseos de Su Excelencia son que usted acabe con Artigas y para esto contribuirá con cuantos auxilios están en el Poder. Con respecto a que yo vaya a ayudarle, puedo asegurarle que lo conseguiré, advirtiéndole que debo alcanzar antes permiso Especial del Cuerpo Representativo de la Provincia para poder pasar a otra, mas tengo fundadas esperanzas de que todos los señores que componen este Cuerpo no se opondrán a sus deseos ni los míos cuando ellos sean ultimar al tirano de nuestra tierra. No deje usted de continuar dándonos sus noticias, mucho nos interesa la suerte de Entre Ríos; para que usted le asegure una paz sólida todos estos señores Su Excelencia el Señor Barón y yo trabajaremos. En todos casos quiera contar con la amistad de su atento su servidor y amigo, que besa su mano. (Firmado) Fructuoso Rivera” (*) Trascripción de la carta de fecha 13 de junio de 1820 del General Fructuoso Rivera al Gobernador de Entre Ríos Francisco Ramírez (Fuente: Archivo de Corrientes, Calle Pellegrini 1385, Sala 2 Don Hernán Félix Gómez,Correspondencia Oficial años 1810-1921, Tomo 09 Folio 053 al 055.

martedì 21 agosto 2012

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La primera es de 1920.

giovedì 19 gennaio 2012

La guerra sucia

Trato de dar una panoràmica general: Todo inicia con la era Reagan-Tatcher y la ideologìa del endeudamiento feliz; es decir que en el altar del neoliberalismo salvaje todos debìamos sacrificar nuestra capacidad de ahorro y gasto inteligente consumiendo desenfrenadamente y siempre en aumento, cosas de las cuales las companìas se encargarìan de convencernos que no podìan faltar en nuestras vidas. Eso llevò a la sociedad anglosajona a ser la mas endeudada del mundo. El golpe de gracia fue la crisis inmobiliaria del 2008 que arrastrò en efecto dominò a Europa y los mercados asiaticos. Sin negar que la crisis existe y es grave, no es comparable a la americana. A diferencia de USA los sistemas de seguridad social europeos son mucho mas evolucionados y con una distribuciòn mas justa. En Europa los impuestos son altos pero el estado te devuelve mucho. (sistemas de complemento al redito que ayudan con los gastos de las familias, bajando hasta un 50% las boletas de luz, gas, ayuda para alquiler, ayuda por jornadas no trabajadas, en algunos casos el NO PAGO del agua, dependiendo de los ingresos del grupo familiar. Consideren tambièn que la salud es generalmente muy buena, GRATUITA y con medicamentos subsidiados) En USA los impuestos son mas bajos, pero los servicios sociales no son buenos (piensen a la batalla de Obama por lograr una reforma de la Salud Publica) En America existe el sistema de los seguros medicos, verdadera estafa que deja desprotegidos a millones de americanos. Digo todo esto para hacer entender que existe una guerra no declarada y no tan evidente: Cuando en el 2001 el mundo se despertò con una moneda que unìa un entero continente en un mercado de casi 500 millones de personas la hegemonìa del dolar, moneda de un mercado de 220 millones de personas y unidad indiscutida para la especulaciòn del petròleo, se viò seriamente golpeada. En cuestiòn de pocas semanas el euro pasò de costar menos que el dolar, a igualarlo para luego superarlo comodamente y quedarse ahì (incluso ahora, desvalorizado, sigue arriba) El hecho que varios de los mas grandes productores de petroleo comenzaran a cotizar su producto en EURO y no mas en dolares agregò mas nerviosismo a la situaciòn. Vista la composiciòn inegablemente psicologica de buena parte del comportamiento de los mercados, la crisis ofrece a los Estados Unidos una buena oportunidad a travès de las Agencias de Rating como "Standard & Poor's" que no es ni objetiva ni imparcial. Es una agencia americana con un objetivo preciso: generar desconfianza con estas "descalificaciones" de paìses que sì, estàn en crisis, pero no a los niveles de panico que quieren generar. Los italianos no estàn endeudados (hablo de las familias), tienen capacidad de ahorro , el 80 % de las familias son propietarias de sus casas ( no hipotecadas por tres generaciones) Como todas las cosas, se aprende por error y en estos momentos el Banco Central Europeo y los gobiernos estàn dandose cuenta que deben existir Agencias Europeas de Rating...descubrieron el fuego! Lo que ninguno se atrevìa a decir ahora ninguno osa callarlo : Los puntajes y clasificaciones de las Agencias de Rating no son otra cosa que un ataque para recuperar el poder del dolar saboteando el euro. Tristemente simple. (Serà por eso que Inglaterra no cambiò nunca su moneda beneficiando de TODOS los privilegios de hacer parte de la Comunidad Europea sacrificando poco y nada en cambio?)

sabato 4 giugno 2011

E' ora di dire Basta.


http://youtu.be/qqQ0IqHrzII